sabato 30 ottobre 2021

Van Der Graaf Generator - H To He Who Am The Only One

 


Il sassofonista David Jackson contribui` a far compiere un passo avanti su The Least We Can Do Is Wave To Each Other (Charisma, 1970), album che contiene soltanto sei lunghi brani. Refugees e` una ballata ben piu` sofferta. Darkness, White Hammer e After the Flood sono veri e propri poemi filosofici che stendono un ponte fra la Mitteleuropa degli anni '30 e la paura dell'epoca nucleare.
I toni sinistri di quell'album sfociarono nel H To He Who Am The Only One (Charisma, 1970 - Virgin, 2005), il manifesto romantico dei VDGG. I brani sono soltanto cinque e ben tre superano i dieci minuti. I testi e le melodie di Hammill sono accompagnati da armonie intricate, laboriose, fatte di sobbalzi ritmici e di disturbi di sottofondo che ne aumentano la drammaticita'. Un jazz-rock, figlio bastardo di Miles Davis, assume tinte maschie e terribili.
Il riff truce ed ossessivo di Killer (un tour de force dei fiati) immerge nell'atmosfera macabra di un poema sul Male, prima di essere spazzato via dalle frasi epiche dell'organo.
Struggente delirio di solitudine e` invece House With No Door, ballata lirica ed elegiaca per pianoforte.
L'epica visione di The Emperor In His War Room  e` un altro incubo omicida, che il canto gelido di Hammill, oscillando fra diversi registri riesce a rendere in tutta la sua agghiacciante nevrosi. La tecnica assomiglia a quella dei Genesis, ma con due importanti varianti: il suono non e` al servizio di fiabe medievali, ma di atroci drammi interiori; l'arrangiamento non indulge in barocchismi, ma e` essenziale e finanche sgradevole.
Lost  si spalanca in abissi di paura e desolazione: l'organo tesse litanie liturgiche mentre il sax strania con frasi struggenti, una scossa elettrica scatena un pandemonio da fiera, la batteria tiene una cadenza funerea sulle note indiane del sax, e nel crescendo finale si perde la disperata agonia di Hammill.
I VDGG mettono a punto una forma di musica narrativa che non racconta una trama, ma approfondisce un soliloquio. La quintessenza di questa prassi e` Pioneers  che, lungi dal celebrare una saga spaziale, descrive invece il tormento di un pioniere dello spazio perdutosi fra le galassie (momenti di apoteosi e invocazioni di aiuto) e la musica lo accompagna nei vortici della sua angoscia. Lo stile vocale di Hammill, mutuato da Tim Buckley, con in piu` una teatralita' wagneriana, conferisce sovratoni di pathos ed epos.
Continuando la progressione verso un sound sempre piu` complesso e spaventoso, il gruppo giunge al capolavoro con Pawn Hearts (Charisma, 1971 - Virgin, 2005), ma questa è un'altra storia che approfondiremo più avanti.
 
Tracce bonus della versione rimasterizzata del 2005
1. "Squid 1" / "Squid 2" / "Octopus" – 15:24
Incisa durante le sessioni di registrazione di Pawn Hearts.
2. "The Emperor in His War Room" (first version) – 8:50
 
Line-up / Musicians
- Peter Hammill / lead vocals, acoustic guitar, piano (2)
- Hugh Banton / Hammond & Farfisa organs, piano, oscillator, bass (2,5), vocals
- David Jackson / alto, tenor & baritone saxes, flute, Fx, vocals
- Guy Evans / drums, timpani, percussion
With:
- Nic Potter / bass (1,3,4)
- Robert Fripp / electric guitar

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