sabato 9 marzo 2024

Grateful Dead - 30 Trips Around the Sun (2016)




 Includes:
1966-07-03 Fillmore Auditorium, San Francisco, CA
1967-11-10 Shrine Exhibition Hall, Los Angeles, CA
1968-10-20 Greek Theater, Berkeley, CA
1969-02-22 Dream Bowl, Vallejo, CA
1970-04-15 Winterland, San Francisco, CA
1971-03-18 Fox Theater, St. Louis, MO
1972-09-24 Palace Theater, Waterbury, CT
1973-11-14 San Diego Sports Arena, San Diego, CA
1974-09-18 Parc des Expositions, Dijon, France
1975-09-28 Lindley Meadows, San Francisco, CA
1976-10-03 Cobo Arena, Detroit, MI
1977-04-25 Capital Theatre, Passaic, NJ
1978-05-14 Providence Civic Center, Providence, RI
1979-10-27 Cape Cod Coliseum, South Yarmuth, MA
1980-11-28 Lakeland Civic Center, Lakeland, FL
1981-05-16 Cornell University, Ithaca, NY
1982-07-31 Manor Downs, Austin, TX
1983-10-21 The Centrum, Worchester, MA
1984-10-12 Augusta Civic Center, Augusta, ME
1985-06-24 River Bend Music Center, Cincinnati, OH
1986-05-03 Cal Expo Amphitheater, Sacramento, CA
1987-09-18 Madison Square Garden, New York, NY
1988-07-03 Oxford Plains Speedway, Oxford, ME
1989-10-26 Miami Arena, Miami, FL
1990-10-27 Zenith, Paris, France
1991-09-10 Madison Square Garden, New York, NY
1992-03-20 Copps Coliseum, Ontario Canada
1993-03-27 Knickerbocker Arena, Albany, NY
1994-10-01 Boston Garden, Boston, MA
1995-02-21 Delta Center, Salt Lake City, UT

sabato 24 febbraio 2024

Camel - Under Age


 
Nati come Sopworth Camel, inglesi di origine ma italiani di adozione, rappresentano senza dubbio il primo supergruppo degno di tale nome formatosi in Italia alla fine degli anni 60. La formazione comprendeva Alex "Eck" Ligertwood (voce), Dave Summer (chitarra), Martin Fisher (3 Octave guitar / bass), Pete Huisch (batteria)". A proposito di Dave Summer le cronache ricordano che, uscito dai Primitives di Mal, era considerato il miglior chitarrista presente nel circuito italiano. Alla stregua Martin Fisher, anche lui chitarrista, pensò di ricoprire il ruolo di bassista ma usando un nuovissimo effetto per la sua chitarra a tre ottavi: un Octave Divider, un apparecchio che gli permetteva di portare un'ottava sopra e un'ottava sotto le note che venivano suonate. Martin sviluppò un nuovo modo di suonare e riuscì a creare un sound mai sentito prima, musicalmente pieno, completo e avvolgente. Nelle sue mani quello strumento diventava qualcosa di straordinario e, insieme a Pete, riuscivano a creare una base talmente piena che Dave poteva dare libero sfogo alla sua fantasia di solista. Fu Pete Huisch a sceglier in nome del gruppo che tutti accettarono, ovvero Sopworth Camel (pronuncia nello slang londinese di Sopwith Camel) e Napoli fu scelta come località per il rodaggio e le prove. Il lancio era previsto al Piper di Roma.

La RCA italiana offrì loro un contratto per la produzione di un singolo e di un album: la scelta (dettata dalla RCA) per il 45 giri fu quella di incidere una cover di Only One Woman dei Marbles con il titolo "Sei la mia donna" con Fresh Garbage degli Spirit come side B, pezzo che la band amava suonare nel corso dei concerti. E così verso gli inizi del 1969, di fronte ad un pubblico entusiasta, il gruppo fece la sua prima apparizione al Piper di Roma ottenendo un grande consenso da parte del pubblico. Forti del successo del 45 giri, nel giugno dello stesso anno incisero l'album Underage e decisero di chiamarsi semplicemente Camel, come già facevano i loro fans. la copertina del LP fu disegnata dal batterista dei Cyan Three: Gordon Faggetter, oggi affermato pittore.

L'arrangiamento di tutti i pezzi fu curato dagli stessi componenti del gruppo coadiuvati da Gaetano Ria, in qualità di sound engineer. Tony Mimms dei Senate suonò il pianoforte in uno o due pezzi. Una delle condizioni che i Camel avevano posto con la RCA era quella che avrebbero avuto il controllo totale della musica, degli arrangiamenti, registrazione, remix e produzione. Le nove cover incise furono scelte tra quelle che abitualmente suonavano nei concerti. Tutte quante eseguite in maniera fantastica e qualcuna sicuramente più interessante della versione originale. Due brani tratti da Underage sono finiti nella compilation Piper 2000, oggetto di un recente post. Il disco è stato ristampato per la prima volta in CD nel 2004, dall'etichetta Wahalla. La versione qui postata comprende anche, come bonus tracks, il primo 45 giri della band, con due brani inediti su album. Un secondo 45 giri, sempre pubblicato nel 1969, è composto da due tracce comprese nell'album. Un gran bel disco di rock puro, da ascoltare possibilmente ad alto volume.

 

Tracce:

01. Pinball Wizard - 4:07 (The Who)

02. Where Is My Mind? - 3:33 (Vanilla Fudge)

03. Tin Soldier - 4:12 (Small Faces)

04. Forget It, I Got It - 4:08 (Spooky Tooth)

05. Mystery Tour - 5:15 (The Beatles)

06. Can't Be So Bad - 3:59 (Moby Grape)

07. Society's Child - 4:45 (Spooky Tooth)

08. Sitting On The Top Of The World - 4:58 (Cream)

09. Evil Woman - 5:56 (Spooky Tooth)

Bonus Tracks (come Sopworth Camel)

10. Sei la mia donna (Only one woman) - 45 giri, lato A, 1969

11. Fresh Garbage - 45 giri, lato B, 1969

Formazione:

Alex Jackson (alias Alex Ligertwood) - lead vocals, acoustic guitar, piano, lesley

Dave Summer - lead guitar, vocals

Martin Fisher - 3 octave guitar, vocals, piano, organ, harpsichord

Pete Huish - drums

L'epilogo

La band continuò ad esibirsi in Italia ed ebbe anche proposte di fare delle tournèe all'estero e collaborò all'incisione di dischi di altri artisti. Dopo aver tenuto per alcuni mesi concerti in giro per l'Italia con un pubblico talmente affezionato da fare centinaia di chilometri pur di vederli suonare, Dave Summer decise di tornare nei Primitives e abbandonò la band. Questo fu un brutto colpo per gli altri tre che tornarono in Inghilterra per cercare un altro chitarrista abile quanto lui e lo trovarono, ma non fu la stessa cosa. Alla fine del 1970 i Camel, dopo aver partecipato al Caracalla Pop Festival, purtroppo si sciolsero. Tutti i musicisti proseguirono la loro attività musicale in gruppi di grande rilievo (East of Eden, Oblivion Express, Santana, ecc.).

lunedì 10 ottobre 2022


 

 

 

Il 18 novembre esce un nuovo album di Neil Young coi Crazy Horse "World Record"

domenica 31 ottobre 2021



Jimi Hendrix Experience – Live In Maui (Triplo LP + Blu-Ray) 

 

Nell’estate del 1970 Michael Jeffery, il manager che aveva sostituito Chas Chandler alla guida della carriera di Jimi Hendrix (con risultati peraltro disastrosi, si dice facendo sparire quantità prodigiose di denaro, per farle confluire sui propri conti correnti, e forse, ma non è mai stato provato, coinvolto anche nella morte di Hendrix, l’argomento è stato dibattuto in vari libri e mai risolto, anche perché Jeffery morì anche lui in un disastro aereo in Francia nel 1973, ma in questa recensione non c’è lo spazio per parlarne, solo per inquadrarlo nel contesto), aveva seri problemi di liquidità e quindi contatta la Reprise Records del gruppo Warner, con l’idea di un film “giovanile”, offrendo come contropartita la colonna sonora di quel film, con musica di Jimi Hendrix. Poi si vedrà come Rainbow Bridge il disco, uscito postumo dopo la morte di Jimi nel 1971, avrebbe contenuto materiale raffazzonato, preso da registrazioni di studio del 1968/69 e ‘70, con un solo brano dal vivo, ma registrato a Berkeley nel maggio del 1970.
Mentre il film, anche questo uscito postumo nei cinema sempre nel 1971, doveva essere incentrato sulla vicenda di un surfer che girava per Maui, una delle isole Hawaii, poi sostituito da una modella Pat Hartley, sempre in vagabondaggio per l’isola alla ricerca di personaggi della controcultura dei tempi, alcuni che affermavano di venire da Venere ed a un certo punto sbucano a Olinda, una zona vulcanica ex zona di pascolo, dove è radunata una piccola folla per assistere ad un concerto gratuito, di quello che è l’unico vero extraterrestre, tale Jimi Hendrix, accompagnato dai suoi nuovi Experience, ovvero Billy Cox al basso e Mitch Mitchell alla batteria, in quella che sarà la sua penultima esibizione in terra americana (alla quale le Hawaii appartengono), nell’ambito del Cry Of Love Tour. Nel film poi vennero utilizzati solo 17 minuti dei due set completi ciascuno di 50 minuti eseguiti per l’occasione. Nel nuovo Live In Maui, troviamo il nuovo documentario Music, Money, Madness . . . Jimi Hendrix In Maui, estrapolato dal girato del regista originale Chuck Wein (solo in Blu-Ray, peccato niente DVD) e con la regia di John McDermott, che contiene anche i due concerti completi, presenti poi nella parte audio nei due CD: 
E di questo, che sto ascoltando ora, vi posso parlare: a dispetto di quanto a posteriori hanno affermato alcuni, anche a causa di uscite postume non impeccabili di quel genio di Alan Douglas, Jimi Hendrix a quei tempi suonava ancora alla grande, e in attesa di mettere su nastro quanto stava concependo, eseguiva anche molto materiale in anteprima. Chuck Wein, dopo una breve esibizione degli Hare Krishna, annuncia la Jimi Hendrix Experience, la sequenza non è esattamente la stessa dei CD e del Blu-Ray, seguo quella che ho io e si parte con una strepitosa Voodoo Child (Slight Return) con il mancino di Seattle che Cry baby inserito comincia ad imperversare con il pedale del wah-wah, in uno dei suoi capolavori assoluti , Villanova Junction, gia eseguita a Woodstock, è una jam blues di durate variabili, qui sono circa sei minuti di pura improvvisazione strumentale dove Hendrix estrae dalla sua chitarra le consuete, per lui, sonorità impossibili e inventate all’impronta, anche su scale modali orientaleggianti, Straight Ahead, uno dei brani di Cry Of Love, è un pezzo rock tipico del suo canone sonoro, mentre Stone Free recuperata dal lato B del primo singolo Hey Joe, (che viene appunto citata brevemente nel finale della canzone) contiene riff e ritornello che sono l’epitome del pensiero musicale futuribile di Jimi, con un assolo acido e devastante, anche in questa versione sempre superbo, brano che chiude il concerto.
Spanish Castle Magic, in origine sul Axis: Bold As Love, con quel suo incipit classico, che era in pratica il finale di una qualsiasi canzone di altri musicisti, per tutti ma non per Hendrix, che stava capovolgendo i canoni abituali delle canzoni rock, sempre con un lavoro formidabile della solista, che poi parte per la stratosfera delle 12 battute in una versione stranamente concisa ma sempre formidabile di Red House, seguita nel mio streaming da Purple Haze, sempre con baci al cielo, e uno dei riff circolari e ripetuti più celebri della storia del rock, versione robusta e turbolenta con citazione dello Star Spangled Banner, poi arriva Message To Love, che in effetti chiude il primo CD ed è uno dei brani tipici dei Band Of Gypsys, un messaggio d’amore funky all’Universo, Lover Man uscirà postuma parecchi anni dopo, uno dei vorticosi brani tipici del suo repertorio, veloce e scalpitante con la band che lo segue precisa mentre scava dal suo wah-wah altri torrenti di note, Jam Back To The House, come da titolo, è una improvvisazione, e in quanto tale, diversa da quella eseguita al Festival di Woodstock, con la chitarra free form e anche batteria e basso liberi di vagare tra le note.
In From The Storm sarà su Cry Of Love e questa a Maui è una delle prime apparizioni nel tour del 1970, brano veemente e tirato, che poi sarà eseguito anche all’Isola di Wight, eccellente versione. Hey Baby (New Rising Sun) è l’unico pezzo che viene suonato in entrambi i concerti, altra canzone nuova, che nella versione di studio apparirà nel disco Rainbow Bridge, forse un pezzo minore, ma comunque affascinante e Hendrix ci stava lavorando ancora sopra, tanto che nella seconda esibizione, strumentale, e più convincente, appare insieme a Midnight Lightning. Bellissime versioni pure di Hear My Train A-Coming, ancora il blues spaziale “according to Jimi”, con accelerazione finale potentissima, Freedom, anche quella inedita nell’estate 1970, e l’immancabile rito di Foxey Lady e la scarica di energia di una selvaggia Fire. In coda al mio ascolto, ma posizionate altrove nella sequenza ufficiale troviamo anche altri due “nuovi” brani, almeno per l’epoca: Ezy Rider, altro brano veemente e con ampio uso di wah-wah, e Dolly Dagger, incisa in studio nell’estate e pubblicata sempre su Rainbow Bridge, forse non tra i migliori di Hendrix, con qualche riciclo di sé stesso, ma “Hey, era pur sempre Jimi Hendrix”. Beati quelli che c’erano e noi che lo possiamo ascoltare 50 anni dopo.

 

LP 1
1.Chuck Wein Introduction (Live In Maui, 1970)
2.Hey Baby (New Rising Sun) (Live In Maui, 1970)
3.In From the Storm (Live In Maui, 1970)
4.Foxey Lady (Live In Maui, 1970)
5.Hear My Train A-Comin' (Live In Maui, 1970)
6.Voodoo Child (Slight Return) (Live In Maui, 1970)
7.Fire (Live In Maui, 1970)

 

LP 2
1.Purple Haze (Live In Maui, 1970)
2.Spanish Castle Magic (Live In Maui, 1970)
3.Lover Man (Live In Maui, 1970)
4.Message to Love (Live In Maui, 1970)
5.Dolly Dagger (Live In Maui, 1970)
6.Villanova Junction (Live In Maui, 1970)
7.Ezy Ryder (Live In Maui, 1970)

 

LP 3
1.Red House (Live In Maui, 1970)
2.Freedom (Live In Maui, 1970)
3.Jam Back at the House (Live In Maui, 1970)
4.Straight Ahead (Live In Maui, 1970)
5.Hey Baby (New Rising Sun) / Midnight Lightning (Live In Maui, 1970)
6.Stone Free (Live In Maui, 1970)

 

The Yes Album


Gli Yes sono un gruppo musicale britannico formato nel 1968, annoverato tra i principali esponenti del rock progressivo.
La band, fondata dal cantante Jon Anderson, il bassista Chris Squire, il chitarrista Peter Banks, il tastierista Tony Kaye e il batterista Bill Bruford,  ha conosciuto il periodo di maggior successo negli anni settanta e ottanta, e nel corso degli anni ha visto avvicendarsi numerosi componenti.
Sebbene il gruppo abbia sempre conservato una certa complessità compositiva, sono due le formazioni rilevanti che, tra le tante susseguitesi nel corso del tempo, si sono distinte per aver adottato due stili musicali radicalmente differenti: la prima, quella del periodo progressive, o "classico", degli anni settanta era composta da Jon Anderson, Chris Squire, Bill Bruford (o Alan White), dal chitarrista Steve Howe e dal tastierista Rick Wakeman ed era guidata da Anderson; l'altra, caratterizzata da sonorità prossime al pop rock e all'arena rock, ha attraversato gli anni ottanta e una parte dei novanta, e comprendeva Jon Anderson, Chris Squire, Tony Kaye, Alan White e il chitarrista Trevor Rabin. Il ruolo di leader, in quest'ultima line-up, era chiaramente ricoperto da Rabin.
Grazie ad album strutturalmente complessi e articolati, acclamati da critica e pubblico, come The Yes Album, Fragile, Close to the Edge, Relayer, Going for the One e all'estroso e controverso Tales from Topographic Oceans, la band contribuisce in maniera sostanziale a delineare lo sviluppo della scena progressive inglese e in seguito, dopo essersi riformata con Rabin, riscuote un successo discografico e popolarità a livello mondiale con 90125.
Gli Yes, proponendo un sofisticato rock sinfonico e romantico che fa largo uso di strumenti elettronici innovativi,  come il sintetizzatore, il moog e il mellotron, simboleggiano lo stile progressive e definiscono insieme ad altre formazioni, tra le quali King Crimson, Genesis e Gentle Giant, i canoni stessi del progressive rock.
La band ha pubblicato l'ultimo album in studio nel 2014, Heaven & Earth. È stata sempre attiva nel corso degli anni, tranne per due brevissimi periodi: il primo agli inizi degli anni ottanta, a causa del temporaneo scioglimento della stessa, e il secondo a metà degli anni duemila. Di fatto gli anni 2010 rappresentano il sesto decennio di attività di questo gruppo. 
Dopo aver realizzato due discreti album (Yes e Time And A Word), la line up originaria cambia grazie all’innesto del fantasioso chitarrista Steve Howe in sostituzione del più convenzionale Peter Banks: la band diventerà soprattutto grazie a lui una delle più importanti del movimento rock progressivo degli anni settanta.
La nuova formazione pubblicherà nel marzo del 1971 

 

The Yes Album, prodotto unitamente a Eddie Offord (famoso per aver lavorato anche con gli Emerson Lake & Palmer), che rappresenta uno dei vertici assoluti della loro produzione e vero e proprio punto di riferimento di tanti gruppi dediti al progressive rock.
Il talento di Howe trasformerà radicalmente il songwriting degli Yes in quanto le composizioni diventeranno molto più articolate (non mancano, ad esempio, palesi riferimenti alla musica classica) e porranno in costante evidenza l’eccezionale virtuosismo dei singoli componenti. In tal senso è giusto parlare degli Yes definendolo un vero e proprio supergruppo.
I brani presenti su questo disco verranno eseguiti a lungo nelle esibizioni dal vivo a testimonianza della loro bellezza che permane tutt’oggi immutata a distanza di quasi quarant’anni.
La cover piuttosto lugubre contrasta con la cristallina armonia del platter che include quattro lunghe composizioni da annoverare, in particolare la stratosferica Yours Is No Disgrace, tra i classici del gruppo e due brevi giudicate sovente meno importanti (anche se l’acustica The Clap, pur essendo avulsa dal contesto strutturale dell’album, è una vera e propria perla country/ragtime di Howe, dedicata al figlio di Dylan, qui registrata dal vivo al The Lyceum di Londra il 17 luglio 1970).
Le tracks sono dinamiche passando da linee suadenti e melodiche a parti più sostenute dove gli eccezionali componenti della band danno sfoggio della loro incommensurabile tecnica; il versatile vocalism quasi fanciullesco di Jon Anderson ha il potere di soggiogare l’ascoltatore, mentre le lunghe cavalcate strumentali si dipanano ponendo in particolare evidenza il fraseggio chitarristico di Steve Howe: i suoni prodotti dalla sua sei corde (la preferita è la Gibson ES-175) sono avvolgenti e corposi diversi da quelli proposti da tanti altri perché più ricercati; le sue escursioni quasi jazzistiche vestono le song di arricchimenti barocchi tracciando i prodromi per le lunghe suite divise in più movimenti che saranno sviluppate più significativamente nei full lenght successivi.
Assolutamente epico l’assolo di chitarra contenuto in Würm -composta originariamente da Howe quando militava nei Bodast- facente parte di Starship Trooper.
I've Seen All Good People ha anche venature quasi folk ed è un brano che ho sempre amato molto gioioso e solare.
Taluni critici sostengono che The Yes Album non sia il capolavoro della band nella considerazione che con il tastierista Rick Wakeman (prenderà il posto di Tony Kaye a partire dal quarto album intitolato Fragile) la musica degli Yes raggiungerà la piena maturazione stilistica.

Tracks Listing

1. Yours Is No Disgrace 
2. Clap (live)  *
3. Starship Trooper: Life Seeker / Disillusion / Wurm 
4. I've Seen All Good People: Your Move / All Good People 
5. A Venture 
6. Perpetual Change 

* Recorded Live at the Lyceum, London

Bonus tracks on 2003 Elektra remaster:
7. Your Move (single version) 
8. Starship Trooper: Life Seeker (single version) 
9. Clap (studio version) 

Bonus tracks on 2014 Panegyric DVD:
1. Yours Is No Disgrace (live, London 1971) 
2. Clap (studio version) 
3. Starship Trooper: Life Seeker (single edit) 
4. I've Seen All Good People (live, London 1971) 
5. A Venture (extended mix) 
6. Perpetual Change (live, New Haven 1971) 

Line-up / Musicians

- Jon Anderson / lead vocals, percussion
- Steve Howe / acoustic & electric guitars, Portuguese 12-string guitar (4), vocals
- Tony Kaye / Hammond organ, piano, Moog synthesizer
- Chris Squire / bass, vocals
- Bill Bruford / drums, percussion

With:
- Colin Goldring / recorders (4,7)
- Eddie Offord / co-production & engineering

 

sabato 30 ottobre 2021

Van Der Graaf Generator - H To He Who Am The Only One

 


Il sassofonista David Jackson contribui` a far compiere un passo avanti su The Least We Can Do Is Wave To Each Other (Charisma, 1970), album che contiene soltanto sei lunghi brani. Refugees e` una ballata ben piu` sofferta. Darkness, White Hammer e After the Flood sono veri e propri poemi filosofici che stendono un ponte fra la Mitteleuropa degli anni '30 e la paura dell'epoca nucleare.
I toni sinistri di quell'album sfociarono nel H To He Who Am The Only One (Charisma, 1970 - Virgin, 2005), il manifesto romantico dei VDGG. I brani sono soltanto cinque e ben tre superano i dieci minuti. I testi e le melodie di Hammill sono accompagnati da armonie intricate, laboriose, fatte di sobbalzi ritmici e di disturbi di sottofondo che ne aumentano la drammaticita'. Un jazz-rock, figlio bastardo di Miles Davis, assume tinte maschie e terribili.
Il riff truce ed ossessivo di Killer (un tour de force dei fiati) immerge nell'atmosfera macabra di un poema sul Male, prima di essere spazzato via dalle frasi epiche dell'organo.
Struggente delirio di solitudine e` invece House With No Door, ballata lirica ed elegiaca per pianoforte.
L'epica visione di The Emperor In His War Room  e` un altro incubo omicida, che il canto gelido di Hammill, oscillando fra diversi registri riesce a rendere in tutta la sua agghiacciante nevrosi. La tecnica assomiglia a quella dei Genesis, ma con due importanti varianti: il suono non e` al servizio di fiabe medievali, ma di atroci drammi interiori; l'arrangiamento non indulge in barocchismi, ma e` essenziale e finanche sgradevole.
Lost  si spalanca in abissi di paura e desolazione: l'organo tesse litanie liturgiche mentre il sax strania con frasi struggenti, una scossa elettrica scatena un pandemonio da fiera, la batteria tiene una cadenza funerea sulle note indiane del sax, e nel crescendo finale si perde la disperata agonia di Hammill.
I VDGG mettono a punto una forma di musica narrativa che non racconta una trama, ma approfondisce un soliloquio. La quintessenza di questa prassi e` Pioneers  che, lungi dal celebrare una saga spaziale, descrive invece il tormento di un pioniere dello spazio perdutosi fra le galassie (momenti di apoteosi e invocazioni di aiuto) e la musica lo accompagna nei vortici della sua angoscia. Lo stile vocale di Hammill, mutuato da Tim Buckley, con in piu` una teatralita' wagneriana, conferisce sovratoni di pathos ed epos.
Continuando la progressione verso un sound sempre piu` complesso e spaventoso, il gruppo giunge al capolavoro con Pawn Hearts (Charisma, 1971 - Virgin, 2005), ma questa è un'altra storia che approfondiremo più avanti.
 
Tracce bonus della versione rimasterizzata del 2005
1. "Squid 1" / "Squid 2" / "Octopus" – 15:24
Incisa durante le sessioni di registrazione di Pawn Hearts.
2. "The Emperor in His War Room" (first version) – 8:50
 
Line-up / Musicians
- Peter Hammill / lead vocals, acoustic guitar, piano (2)
- Hugh Banton / Hammond & Farfisa organs, piano, oscillator, bass (2,5), vocals
- David Jackson / alto, tenor & baritone saxes, flute, Fx, vocals
- Guy Evans / drums, timpani, percussion
With:
- Nic Potter / bass (1,3,4)
- Robert Fripp / electric guitar