domenica 14 gennaio 2018

David Crosby - If i could only remember my name




Alla fine del 1970 David Crosby entra in studio accompagnato da moltissimi musicisti di sua conoscenza, per iniziare una serie di sessions, tormentato dalla scomparsa di Christine Hilton, la sua compagna morta da poco in un incidente d'auto. La musica è l'unico appiglio di Crosby, distrutto psicologicamente già nelle precedenti sessions per il celeberrimo Dejà Vu di Crosby, Stills, Nash & Young. La sua volontà è dunque quella di restare in studio, continuare a suonare e registrare in uno stream of consciousness musicale che non avrà eguali nella sua carriera.
Ne deriva il disco If I Could Only Remember My Name (1971), ma nelle sessions tra il 1970 e il 1971 in realtà viene registrato moltissimo materiale ad oggi inedito e classificato sotto il nome di PERRO: Planet Earth Rock 'n Roll Orchestra. È infatti il nome dato alla band, o meglio al “collettivo” di musicisti che affollano queste sessions: Jerry Garcia, Jorma Kaukonen, Jack Casady, Paul Kantner, e molti altri, inclusa la partecipazione su alcuni brani di Neil Young, Joni Mitchell e Graham Nash.
L'album è tra le pietre miliari della storia del rock. La sua peculiarità è il contenere poche parole e moltissima melodia, come se Crosby aspirasse alla catarsi musicale e probabilmente è proprio così. Crosby mormora e urla mentre gli strumenti – il cui sound è qualcosa di portentoso, li si può toccare con mano – tinteggiano strati su strati di armonie. Recentemente questo album è stato citato tra i 10 migliori della storia del Rock, simbolo delle inquietudini e del credo di una generazione.
“Cowboy Movie”, “Tamalpais High”, “Laughing”,“Song With No Words” sono capolavori senza tempo. “Music Is Love” è figlia di un istante, praticamente un'improvvisazione lì per lì insieme a Young e Nash.
Il resto del materiale è ancora inedito, salvo qualche rarità (“Kids And Dogs”, bonus track nell'edizione rimasterizzata dell'album; un alternate-take di “Cowboy Movie” nel cofanetto Voyage di Crosby). Si trova però in rete un soundboard-bootleg di qualità eccezionale con una parte di quelle sessions: tra i titoli, “Walking In The Mountains”, “Loser”, “Under Anesthesia (You Sit There)”, “Is It Really Monday”, “Wall Song”, “Mountain Song” e una serie di jam.
Materiale stupefacente, con almeno 3-4 canzoni che sarebbero dovute entrare di diritto nella discografia di Crosby, ma di cui non si è mai parlato di pubblicazione.

Tracce:

Lato A

1-Music Is Love – 3:16 (Graham Nash, Neil Young, David Crosby)
2-Cowboy Movie – 8:02 (David Crosby)
3-Tamalpais High (At About 3) – 3:28 (David Crosby)
4-Laughing – 5:20 (David Crosby)

Lato B


1-What Are Their Names – 4:09 (Neil Young, Jerry Garcia, Phil Lesh,
Michael Shreve, David Crosby)
2-Traction in the Rain – 3:40 (David Crosby)
3-Song with No Words (Tree with No Leaves) – 5:53 (David Crosby)
4-Orleans – 1:56 (Tradizionale; arrangiamento di David Crosby)
5-I'd Swear There Was Somebody Here – 1:19 (David Crosby)


Musicisti:

Music Is Love

David Crosby - chitarra, voce, accompagnamento vocale
Graham Nash - chitarra, voce, accompagnamento vocale
Neil Young - chitarra, percussioni, voce, accompagnamento vocale

Cowboy Movie

David Crosby - chitarra, voce
Jerry Garcia - chitarra
Phil Lesh - basso
Mickey Hart - batteria
Bill Kreutzmann - tambourine

Tamalpais High (At About 3)

David Crosby - chitarra, voce
Jerry Garcia - chitarra
Jorma Kaukonen - chitarra
Phil Lesh - basso
Bill Kreutzmann - batteria

Laughing

David Crosby - chitarra, voce
Joni Mitchell - voce
Jerry Garcia - chitarra pedal steel
Phil Lesh - basso
Bill Kreutzmann - batteria, tambourine

What Are Their Names

David Crosby - chitarra, voce, accompagnamento vocale-cori
Neil Young - chitarra
Jerry Garcia - chitarra pedal steel, accompagnamento vocale-cori
Phil Lesh - basso, accompagnamento vocale-cori
Bill Kreutzmann - batteria
Paul Kantner - accompagnamento vocale-cori
Grace Slick - accompagnamento vocale-cori
Joni Mitchell - accompagnamento vocale-cori
David Freiberg - accompagnamento vocale-cori
Graham Nash - accompagnamento vocale-cori

Traction in the Rain

David Crosby - chitarra, voce
Graham Nash - voce
Laura Allan - autoharp, voce

Song with No Words (Tree with No Leaves)

David Crosby - chitarra, voce
Graham Nash - voce
Jerry Garcia - chitarra
Jorma Kaukonen - chitarra


Jack Casady - basso
Michael Shrieve - batteria
Greg Rolie - pianoforte

Orleans

David Crosby - chitarra, voce

I'd Swear There Was Somebody Here

David Crosby - voce

Note aggiuntive

David Crosby - produttore
Registrazioni effettuate al Wally Heiders di San Francisco, California
Stephen Barncard - ingegnere delle registrazioni
Henry Lewy - ingegnere aggiunto delle registrazioni (solo nel brano:
Music Is Love)
Robert Hammer - fotografia copertina frontale album
Henry Diltz, Herb Greene, Salli Sasche, Joel Bernstein, Graham Nash,
Ronald Stone e altri - fotografie interno copertina album
Gary Burden - direzione artistica e design album
Elliot Roberts e Gary Burden - management
David Geffen - direzione
For My Lady Christine Gail Hinton (dedica)

lunedì 9 ottobre 2017

Frank Zappa & the Mothers of Invention Freak out!


Frank Zappa nasce il 21 dicembre del 1940 a Baltimora, nel Maryland, da genitori di sangue italiano e francese.
Trasferitosi con la famiglia in California, a 12 anni inizia a interessarsi alle percussioni e nel 1956 suona già la batteria in un gruppo chiamato Ramblers. La sua educazione musicale giovanile, tuttavia, va molto oltre il canonico interesse per il rock’n’roll e il rhythm&blues (anche se sono Howlin’ Wolf, Muddy Waters, Johnny “Guitar” Watson e Clarence “Gatemouth” Brown ad accendergli la passione per la chitarra elettrica): il giovane Frank, infatti, coltiva grande interesse anche per la musica orchestrale, per le colonne sonore e per le composizioni d’avanguardia di Edgar Varèse.
Dopo un oscuro apprendistato come autore di canzoni e arrangiatore (e qualche 45 giri a suo nome finito subito nel dimenticatoio), nel 1964 fonda le Mothers Of Invention (con Ray Collins, Jim Black, Roy Estrada e Elliot Ingber): il primo disco della band, FREAK OUT!, esce due anni dopo lasciando a bocca aperta per la fantasiosa e anarchica mescolanza di rock, psichedelia, sperimentazione, doo wop, music hall e gag iconoclaste.
Anche i successivi dischi per la Verve sono un fuoco di artificio di creatività: ABSOLUTELY FREE (con la celebre “The duke of prunes”), WE’RE ONLY IN IT FOR THE MONEY (che mette alla berlina la controcultura e il “Sgt. Pepper” beatlesiano) e LUMPY GRAVY (con la partecipazione di una grande orchestra) ne confermano il talento incontenibile, enciclopedico, bizzarro e irriverente, alternando musica concreta a canzoncine apparentemente stupide, rumorismo beffardo a testi senza peli sulla lingua, scurrili, sarcastici, polemici e spesso a sfondo sessuale (i bersagli preferiti degli strali umoristici di Zappa, nell’arco di tutta la carriera, saranno i moralisti, gli integralisti religiosi, i politici e certa “American way of life”).
Dopo un nostalgico e divertito omaggio doo-wop pubblicato a nome degli “alter ego” Ruben and the Jets si consuma l’inevitabile divorzio dalla Verve e Zappa, in società con il manager Herb Cohen, fonda una propria etichetta che reca l’appropriato nome di Bizarre: è il momento dei dischi più ammirati e maturi del catalogo, con le ardite fusioni jazz rock di UNCLE MEAT e del capolavoro HOT RATS, il primo album senza le Mothers con cinque brani strumentali, una nuova band in cui spiccano lo straordinario violino di Jean-Luc Ponty e un cameo vocale dell’amico Captain Beefheart.
Di lì in poi, complice anche la libertà artistica finalmente conquistata, la discografia di Zappa inizia a frastagliarsi in una galassia di uscite che documentano una creatività sfrenata, affiancando alla produzione “ufficiale” pezzi e frammenti lasciati per strada e successivamente recuperati.
Cambiano spesso anche i compagni di ventura: gli ex Turtles Mark Volman e Howard Kaylan (che esordiscono in CHUNGA’S REVENGE) lo convincono momentaneamente (e con grande disappunto dei fan storici) a privilegiare il lato più leggero, canzonettistico e umoristico del suo repertorio; Ringo Starr fa una comparsa nel film 200 MOTELS (dove interpreta lo stesso Zappa) e nella relativa colonna sonora orchestrale. Dopo avere collaborato con John Lennon e Yoko Ono (nel concerto del giugno 1972 al Fillmore East documentato nell’album “Sometime in New York City”), il musicista italoamericano torna al jazz rock con WAKA/JAWAKA e THE GRAND WAZOO (con George Duke e Aynsley Dunbar a rinforzare la line-up). Poi, siglato un accordo con la Warner Bros, incassa con APOSTROPHE (‘), nel 1974, l’unico disco d’oro e da Top Ten in carriera (il brano trainante della raccolta è “Don’t eat the yellow snow”). Nel 1975, per un tour immortalato dal live BONGO FURY, si riunisce a lui Captain Beefheart, mentre l’anno successivo, con ZOOT ALLURES, esordisce una nuova formazione che include tra gli altri il nuovo batterista Terry Bozzio.
Malgrado le beghe legali che lo oppongono alla Warner, è un altro momento di grande slancio creativo: SHEIK YERBOUTI, nel 1979, è una delle sue opere più godibili ed effervescenti, con un altro 45 giri di buon successo, “Dancin’ fool”; il brano “Jewish princess” ne conferma però lo status di personaggio politicamente scorretto scatenando le ire della comunità ebraica. Poco dopo, i tre atti del “musical” JOE’S GARAGE ribadiscono la sua verve e l’abilità nello sberleffo.
Mentre i fan si deliziano con una serie di raccolte che montano assieme alcuni dei suoi migliori assoli di chitarra (Zappa è un “guitar hero” sui generis, e ama circondarsi di altri grandi talenti dello strumento come Adrian Belew, Steve Vai e Warren Cuccurullo), l’imprevedibile artista continua a mischiare le carte in tavola e nel 1982 strappa una imprevista hit grazie a “Valley Girl”, beffardo e scanzonato ritratto di ragazza californiana registrato assieme alla figlia Moon Unit (il singolo è incluso nell’album SHIP ARRIVING TOO LATE TO SAVE A DROWNING WITCH). Subito dopo, con uno di quei salti mortali che gli sono caratteristici, si rituffa nel suo grande amore, la musica colta ed orchestrale, collaborando prima con Kent Nagano e poi con Pierre Boulez, chiamato a dirigere una sua composizione intitolata THE PERFECT STRANGER.
Dopo un curioso esperimento di musica elettronica-barocca (FRANCESCO ZAPPA, ispirato alle composizioni di un omonimo musicista milanese del XVIII secolo), in THEM OR US fa esordire a suo fianco il figlio Dweezil, lui pure virtuoso della chitarra; JAZZ FROM HELL (1986) vede invece Frank cimentarsi in solitaria e destreggiarsi al sintetizzatore Synclavier. Mentre si dedica al recupero di nastri live ricavati dal suo sterminato archivio (con la serie YOU CAN’T DO THAT ON STAGE ANYMORE), Zappa progetta un ultimo colpo di scena memorabile: THE YELLOW SHARK, splendido live in bilico tra pagine storiche e nuove composizioni inciso con l’aiuto di una formazione tedesca di musica classica e contemporanea, l’Ensemble Modern.
A quel punto Zappa è già malato e sofferente per un tumore alla prostata che lo costringe a sedute di chemioterapia; la morte lo coglie il 4 dicembre 1993, mentre sta lavorando a un nuovo progetto, CIVILIZATION PHAZE III, basato in parte sul recupero di nastri risalenti alle sessions dell’antico LUMPY GRAVY.
Dopo la sua morte si riversano sul mercato una montagna di live, compilation di rarità e ristampe, curate dalla Rykodisc (cui Zappa aveva ceduto la licenza del catalogo) e dalla famiglia del musicista.

Frank Zappa & the Mothers of Invention
Freak out! (1966)

Senz'altro, fin dall'inizio della sua realizzazione, "Freak Out!" era già destinato a rimanere tra gli accadimenti più sconvolgenti nello scenario musicale della fine degli anni sessanta. La sua indubitabile carica rivoluzionaria ed innovativa avrebbe preparato il terreno per una nuova fase creativa nell'universo musicale giovanile contemporaneo. Questo incredibile debutto discografico è un disco volutamente incoerente, disomogeneo, formato da più realtà sonore dettate essenzialmente dal comportamento musicale dei protagonisti coinvolti. Accanto a delle composizioni scritte sotto forma di canzoni, compaiono audio manifestazioni di caos, anarchia, rumore, frenesia ed incondizionata creatività. Sembra quasi sancire che non è più tempo per la semplice musica di intrattenimento fine a se stessa. Questa sostanziale celebrazione della deviazione dalla norma è quanto di più coscientemente rivoluzionario si potesse proporre in un paese come gli USA da troppo tempo soffocato da tradizioni imposte e, forse, non sempre profondamente e completamente comprese dalle generazioni più giovani, un paese alle prese con le proprie contraddizioni interne necessariamente a confronto con la complessa situazione sociale e politica di un mondo - già allora - in veloce cambiamento.
E quindi, il suono di questa deviazione dalla norma si concretizza e si manifesta con chitarre distorte, vibrafoni, kazoos e voci stonate, strumenti quasi sempre inseriti in contesti simili alle banali canzoncine contemporanee ma che insieme raccontano un'altra storia, un nuovo orizzonte musicale grazie ad inequivocabili gesti sonori intransigenti. Ma le "stupid songs" non possono reggere molto ed arginare la vera voglia di sperimentazione del collettivo Mothers diretto dalla Mother Superior Frank Zappa e dopo le prime canzoni il Mostro si toglie la maschera e svela il suo vero volto con caustici collages di bizzarrie musicali e di provocazioni vocali che non avrebbe mai potuto essere pubblicato attraverso la discografia ufficiale.
Si manifesta il vero e proprio nuovo universo sonoro parallelo di quei tempi nutrito dallo spirito libero di un'estemporanea creatività e sapientemente guidato e decodificato in forma musicale/sonora da un attento direttore dei lavori, in grado di confezionare un vero e proprio inno alla libertà di espressione collettiva.
Questo album lo dedico al mio caro amico Alfredo, è grazie a lui che conobbi Frank.

Tracklist:
“Hungry freaks, daddy”
“Ain't got no heart”
“Who are the brain police?”
“Go cry on somebody else's shoulder”
“Motherly love”
“How could I be such a fool”
“Wowie zowie”
“You didn't try to call me”
“Any way the wind blows”
“I'm not satisfied”
“You're probably wondering why I'm here”
“Trouble every day”
“Help, I'm a rock”
“It can't happen here”
“The return of the son of Monster Magnet”

Formazione

Frank Zappa - chitarra, voce
Jimmy Carl Black - percussioni, batteria, voce
Ray Collins - voce solista, armonica, cimbali a mano, tamburello, forcina, pinzette
Roy Estrada - basso, guitarrón, voce soprana
Elliot Ingber - chitarra solista e ritmica

Ospiti

Gene Estes - percussioni
Eugene Di Novi - piano
Plas Johnson - sassofono, flauto
John Rotella - clarinetto, sax
David Anderle - violino
Benjamin Barrett - violoncello
Edwin V. Beach - violoncello
Paul Bergstrom - violoncello
Virgil Evans - tromba
Kim Fowley - hypophone
Carl Franzoni - voce
Roy Caton - copista
John Johnson - tuba
Carol Kaye - chitarra a 12 corde
Raymond Kelley - violoncello
Arthur Maebe - corno, tuba
George Price - corno
Kurt Reher - violoncello
Emmet Sargeant - violoncello
Joseph Saxon - violoncello
Neil LeVang - chitarra
Dave Wells - trombone
Kenneth Watson - percussioni
Vito Paulekas - voce, percussioni


Ospiti non accreditati

Jeannie Vassoir - voce di Suzy Creamcheese
Motorhead Sherwood - rumori
Paul Butterfield - voce
Mac Rebennack - piano
Les McCann - piano